1981 – Il club cambia denominazione in Pordenone Calcio. Per il brasiliano, croce e delizia del club di via della Palazzina, 29 presenze totali (sette da subetrato e 22 da titolare) di cui solamente in quattro è rimasto in campo fino alla fine (sette volte fino al 70′). Nonostante questo il centravanti è stato l’unico in rosa ad andare in doppia cifra, maglie da calcio a poco prezzo siglando 12 reti e confermando la qualità delle sue prestazioni nonostante il perenne ‘mezzo servizio’. Da vincere. E se alla fine di tutte arriva un trofeo, viene sistemato nella bacheca del Museum un paio di giorni dopo il giro con il pullman scoperto (quando si fa) e poi via a pensare come riuscire ad alzare il successivo. La Juventus sono quelli che scendono in campo, quelli che vanno in panchina, quelli che vengono allo stadio e quelli che sono a casa davanti alla TV, il motto della Juve è fino alla fine e fino alla fine bisogna essere uniti. Oltre ai successi sul campo, giocare per la Juventus significava far parte di una famiglia. I soldi non valgono l’amore per una maglia e io ne ho due, una bianconera e una azzurra.
Certe cose si respirano subito e all’inizio può mancare il fiato, ma la Juventus è questa, anzi anche questa, perché sono tante le zavorre che fanno pesare quella maglia. Tutti schierati dalla parte del più forte perché come diceva Flaiano l’italiano è sempre il primo a soccorrere i vincitori. Il punto forte di questa squadra è proprio essere come una famiglia: si soffre e si gioisce insieme. Come ancora oggi stabilisce il Regolamento delle divise da gioco, la FIGC e la Lega Calcio hanno il veto sul disegno delle maglie ma non sullo stemma societario di un club: una squadra può quindi scegliere liberamente il proprio nome e il proprio stemma, senza il rischio di violare le regole e incorrere in sanzioni. Con la cura e la manipolazione adeguate, le camicie in buone condizioni possono ancora essere un’aggiunta preziosa alla tua collezione. Essere juventino voleva dire un favore, un onore; voleva dire garbo, senso dell’ognuno, lealtà e, naturalmente, cultura. Difficilmente cambierà. Può essere modellato, ma non cambiato. Ora, se possibile, gli juventini perbene, che hanno iniziato a tifare ai tempi di Boniperti, Trapattoni, Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Tardelli, Platini, e anche di Conte, quando la società indossava un certo «stile», sono costretti a vergognarsi ancor più di prima.
Gli arbitri sbagliano con tutti, ma quando lo fanno con la Juve la gente pensa male per quello che è successo in passato. Gente di poche parole, dura a morire, negata agli scoppi dello entusiasmo, alle vittorie maramalde, con punteggi troppo pesanti. Nel 1940 arriva a Cosenza Renato Vignolini, terzino di fama nazionale con alle spalle brillanti campionati nelle file della Fiorentina, Genoa e Modena. Solo nella stagione 1983-1984 ricominciò la risalita che nel giro di tre campionati vide i biancocelesti tornare in Interregionale. Non è un derby ma le distanze sono talmente esigue che un po’, solo un po’, è come se lo fosse: la storia racconta di un Picco sempre pieno e di un Picchi che, guarda il caso, contro lo Spezia fa sempre il record d’incasso stagionale. In taluni casi la fascia è apparsa solo sul ventre delle casacche, lasciando libero il dorso e facendo così «venire meno» la «cerchiatura»; la stessa fascia presenta talora un maggiore spessore e una posizione più rialzata verso il petto. Il tabellone vede il Lecco superare, in sequenza, l’Ancona al primo turno (con un doppio pareggio, grazie alla miglior posizione in stagione regolare), il Pordenone ai quarti di finale (sconfitta interna per 0-1 all’andata, poi ribaltata al ritorno per 1-3 in Friuli) e il Cesena in semifinale (nuovamente ribaltando la sconfitta per 1-2 all’andata, con risultato al ritorno di 1-0, per poi affermarsi ai tiri di rigore), accedendo così alla finale contro il Foggia.
Ho imparato moltissimo in questa società, poi ho avuto dei problemi con alcuni tifosi, ma cosa posso dire? I due anni che ho passato qui mi hanno aiutato moltissimo a crescere. Nel 1999 i biancorossi rientrano in Promozione e quindi nel 2004-2005 disputano una prima stagione, non fortunata, in Eccellenza, per poi andare nuovamente in fase calante e ridiscendere, nel triennio 2008-2010, in Prima Categoria. Ho subito odiato la Juve ancor prima di capire di calcio. Fin dalla prima volta in cui sono entrato nello spogliatoio della Juventus, vedendo i volti dei miei compagni, ho capito una cosa: «Qui bisogna vincere e basta». Il palmarès dei bianconeri sarà forse ricco di trofei, ma in quanto a baldoria, lì sono veramente pessimi! Bisognava giocare, vincere e basta! Ogni tanto avevo l’impressione di andare al lavoro in fabbrica. Sono grato per aver fatto parte di questa società storica, una parte della mia vita che porterò sempre nel cuore. Il problema non è tanto l’imperativo categorico della vittoria, sempre e in ogni partita, quanto il fatto che ogni successo duri lo spazio di una doccia. I Juventini non ammollano mai, | pure che stiamo pieni pieni di guai, | noi sappiamo aspettare, | di tornare a sognare, | di tornare a rubare, | il cuore dei Fansi.
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